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Un allevamento sostenibile è una risorsa condivisa

Quando diciamo che la carne di Grigio del Casentino® è buona, non ci riferiamo solo al sapore. Una carne buona, per noi, deve essere anche sana, etica e sostenibile.

La salubrità della carne dipende da due fattori: l’alimentazione degli animali e i metodi di trasformazione. E i   nostri prodotti sono doppiamente sani. Primo, perché gli animali vivono allo stato semibrado nei boschi del Casentino, dove si nutrono di ciò che la natura offre.

Secondo, perché abbiamo bandito la chimica dalle nostre lavorazioni. Utilizziamo una materia prima di qualità superiore, tempo, umidità e temperatura, senza allergeni, conservanti, coloranti, stabilizzanti, addensanti e altri “troiai”, come li chiamiamo noi.

La carne di maiale Grigio del Casentino® è anche etica. Il benessere animale è la nostra priorità. Per garantire ai nostri maiali una buona vita, portiamo avanti un progetto che è l’esatto opposto dell’allevamento intensivo. I nostri animali vivono liberi e hanno tutto lo spazio – e il tempo – per seguire l’istinto nel loro habitat naturale.

Ma c’è di più, perché il nostro allevamento è sostenibile anche dal punto di vista ecologico. La filiera cortissima e i metodi di allevamento semplici, come quelli dei nostri nonni, garantiscono infatti un impatto ambientale che non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello dei grandi allevamenti.

Molti consumatori, anche quelli attenti alla qualità e al benessere degli animali, non si rendono conto di quanto il comparto della carne “pesi” sull’ambiente. Proprio perché questo dato spesso sfugge, e proprio perché per noi invece è molto importante, abbiamo deciso di dedicargli un approfondimento.

Il problema sono i numeri

Il guaio degli allevamenti intensivi è che sono, per l’appunto, intensivi. Gli animali sono tantissimi, rinchiusi in spazi ristretti.

Questo, a livello ambientale è la causa di almeno tre macro-problemi

  1. Gli animali non possono ovviamente procacciarsi il cibo in maniera naturale. La richiesta – sempre crescente – di mangimi per l’allevamento industriale è la prima causa di disboscamento e deforestazione.
    Il 20% delle terre emerse è a pascolo, oltre il 40% dei terreni coltivati è destinato alla produzione di mangimi. Il risultato immediato è la perdita della biodiversità, quello a lungo termine la carenza di terreno coltivabile per utilizzo umano. Aggiungiamoci che le foreste, soprattutto quelle pluviali, assorbono tonnellate e tonnellate di carbonio ogni giorno e avremo chiaro l’impatto ambientale devastante degli allevamenti intensivi.
  2. Molti animali significa molti rifiuti. I reflui zootecnici contengono ammoniaca, metano, azoto e nitrati. Sia chiaro: ci sono sempre stati, anche quando i nostri nonni allevavano i maiali qui in Casentino, e sempre ci saranno. Il problema è la quantità.
    Se gli animali sono pochi i reflui rimangono una quantità gestibile a livello locale, ma quando sono tonnellate e tonnellate il problema si complica parecchio. Attualmente la maggior parte dei reflui zootecnici viene rivenduta come fertilizzante. Non sempre però il terreno riesce ad assorbire i composti azotati, che si trasferiscono dal suolo alle acque superficiali e alle falde acquifere, compromettendone la qualità.
  3. La produzione di gas serra e il consumo di acqua. Lo sapevi che gli allevamenti intensivi inquinano più di tutti i trasporti messi insieme? Gli allevamenti intensivi sono la prima causa di gas serra, responsabili dell’aumento delle temperature e del cambiamento climatico.
    Per quanto riguarda l’acqua, è ovvio che nessun allevamento, neppure il più sostenibile, può farne a meno. Il problema, anche qui, sono le grandi quantità. Immagina quanta acqua viene utilizzata per miliardi di animali e aggiungici il consumo per la pulizia di capannoni da cui nessun animale è mai uscito e per le operazioni relative alla macellazione e alla trasformazione della carne. Siamo sicuri che non ci sia un modo più intelligente di utilizzare tutta quest’acqua, quando metà del pianeta è a rischio siccità?

La soluzione esiste

Se il nostro progetto è così diverso da quello degli altri allevatori è perché il nostro obiettivo non è semplicemente quello di offrire una carne buonissima, ma creare alla radice un nuovo sistema produttivo, rispettoso dell’animale e dell’ambiente

Ecco come risolviamo, punto per punto, le principali storture dell’allevamento intensivo:

  1. Nessun albero è stato buttato giù per i nostri maiali (a meno che non l’abbiano buttato giù loro!). I nostri animali vivono allo stato semibrado e, quando hanno fame, attraversano il bosco e vanno a cercare ghiande, frutti, radici e funghi in base alla stagione.
    Occupiamo un territorio e allo stesso tempo lo proteggiamo, perché facciamo in modo che rimanga allo stato naturale, come lo abbiamo trovato noi e come vogliamo lasciarlo ai nostri figli.
  2. Non possiamo evitare che i reflui della zootecnia contengano azoto e metano ma possiamo non impattare sull’ambiente con quantità ridotte. La base del nostro progetto in realtà è proprio questa: siamo i primi a dire che la carne va consumata con gusto, ma anche con consapevolezza e moderazione.
    Non abbiamo bisogno di miliardi di capi per mangiare bene e stare bene. La soluzione è semplice: ridurre il consumo scegliendo la qualità. Fa bene all’ambiente e anche alla nostra salute.
  3. Utilizziamo pochissima acqua e lo facciamo con la massima attenzione. I nostri animali sono pochi e trascorrono la maggior parte della vita all’aperto. La nostra produzione di carne e stagionati punta più alla qualità che alla quantità, per cui riusciamo a limitare senza problemi tutti i consumi.

Stesso discorso per i gas serra. La cosa che ci distingue di più dagli altri produttori, però, sono i trasporti. Mentre molti spediscono gli animali a mattatoi all’estero per spendere meno, noi ci appoggiamo a un mattatoio locale, che conosciamo bene e sappiamo come lavora.

La carne non è tutta uguale perché gli allevamenti non sono tutti uguali. Solo l’allevamento semibrado garantisce una vita dignitosa agli animali e un impatto ridotto sull’ambiente.



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